Durante l’attesa entrano in gioco due diversi fattori importanti, il tempo e lo spazio: il primo perché dobbiamo comprendere quanto aspettare e il secondo per capire il dove. Questi sono due dei fattori più importanti che le persone affette da autismo non riescono a comprendere a pieno, e nei peggiori casi, non riescono proprio a comprenderli e visualizzarli. La percezione spaziale è la capacità degli esseri umani di essere a conoscenza della loro relazione con l’ambiente nello spazio che li circonda e noi stessi. La consapevolezza del nostro corpo nello spazio è definita da due processi: uno è quello esterocettivo, che ricostruisce lo spazio intorno a noi attraverso i sensi, l’altro processo è quello enterocettivo, che tiene in considerazione la posizione e l’orientamento. Lo spazio comprende anche il nostro pensiero, cioè dove tutte le informazioni relative al mondo che ci circonda vengono immagazzinate. Una buona percezione ci aiuta quindi a relazionarci con l’ambiente, ci permette di pensare in due e tre dimensioni, di visualizzare oggetti intorno a noi, e soprattutto di visualizzare il nostro corpo all’interno di tutto questo. La percezione spaziale è quindi importantissima ed utile fin da quando siamo piccoli poiché utilizziamo costatemente questa nostra capacità cognitiva. Insieme alla percezione spaziale, un’altra caratteristica importantissima è la percezione del tempo. La percezione della quantità di tempo può cambiare in base alla gravità del soggetto, ma nella maggior parte dei casi, il tempo viene percepito in maniera alterata rispetto al normale, per esempio, tempi minori possono essere percepiti in maniera più estesa e viceversa, il tutto è aggravato nel caso in cui la persona affetta da autismo mostri sintomi di disattenzione e iperattività gravi. I problemi sono quindi molteplici, a tal proposito sono stati studiati e creati dei metodi per ovviare a queste difficoltà, come i bollini sul pavimento per far si che i ragazzi comprendano la posizione del loro corpo nello spazio che ci circonda, così da trasformare uno spazio indefinito in uno finito. Per cercare di far comprendere meglio il tempo ai ragazzi autistici, è stato creato anche un orologio che mette in evidenza il tempo già passato e quello mancante ( durante una attesa) . Prodotto da “Orso Azzurro”, ne esistono due varianti: Esiste la versione da tavolo:
E quella da polso, nel caso in cui al ragazzo non dia fastidio la sensazione di averlo a contatto con la pelle:
Per risolvere il problema dell’attesa, inoltre, dal momento che capita che questi soggetti si trovino a insistere per avere qualcosa al di fuori del proprio turno o del tempo che gli viene indicato, o addirittura, si trovino destabilizzati dal non saper cosa fare durante l’attesa stessa ( si ricorda che il messaggio di attesa non è facile da interpretare per un bambino autistico, si tratta di un concetto astratto di difficile comprensione e se l’insegnante dice loro di attendere può capitare che abbiano reazioni negative o problematiche), è stato inventato un training fondato sulle procedure e tecniche dell’ABA (basate sull’apprendimento di bambini con autismo e altre condizioni) .
Il training d’insegnamento comincia con il bambino che manifesta desiderio di un oggetto o un cibo particolarmente gradito. A quel punto si può intervenire o scrivendo su un cartoncino in maiuscolo la parola “ASPETTA” oppure prendendo l’apposita tessera dal kit “concetti astratti”.
Dopo qualche secondo dall’aver posto la carta in mano al bambino, essa viene ripresa e gli viene consegnato l’oggetto o offerto il servizio richiesto. Di seguito si ripete la stessa cosa prolungando ulteriormente il tempo di attesa. Se il bambino dovesse insistere non bisognerà dargli l’oggetto che attendeva; in questo modo capirà che quella carta indica che se aspetta, otterrà ciò che chiede. Con la carta “pausa” si insegna al bambino di aspettare, permettendo di generalizzare il concetto in tutti gli ambienti, come: bagno, fila, mensa, durante i giochi con i compagni