Una simulazione per approcciarsi meglio alla realtà

Di 29 Settembre 2018Ottobre 3rd, 2018Warm-up 2

Le nuove tecnologie dell’informatica e della comunicazione stanno diventando sempre più efficaci nel trattamento di alcuni problemi legati all’autismo, come l’interazione sociale e l’apprendimento.

Justine Cassell, dirigente del Center for Technology and Social Behavior della Northwestern University, ha analizzato i comportamenti di alcuni bambini, dai 7 agli 11 anni, affetti da autismo nel relazionarsi con persone vere e con “Sam”, un amico virtuale creato appositamente per questa ricerca. I bambini si sono rivelati più propensi a interagire con il loro compagno di giochi virtuale. Rispetto a un compagno reale Sam è programmato ad avere molta pazienza e il suo comportamento e aspetto possono essere adattati al bambino in questione.

Sempre negli Stati Uniti è stata condotta una ricerca basata sulla Realtà Virtuale con l’obiettivo di verificare l’efficacia degli ambienti virtuali per agevolare l’apprendimento nei bambini autistici. Questi bambini sono stati in grado di imparare e replicare compiti come il riconoscimento e la verbalizzazione di colori, oggetti e scene in movimento.  Si può pertanto creare una situazione adatta alle esigenze e alle caratteristiche di ogni individuo.

La realtà virtuale permette quindi di abituare i bambini ad affrontare alcune situazioni, in ambito simulativo, e di applicare poi i concetti appresi nella vita reale. Quando il bambino avrà acquisito una serie di esperienze con la realtà virtuale avrà meno paura ad affrontare il mondo, il quale gli si presenterà ricco di stimoli. Ad oggi molti sono coloro che si impegnano a sviluppare queste simulazioni per offrire assistenza alle persone affette da autismo. Non solo i bambini sono al centro di queste attività; infatti la grande percentuale di disoccupazione tra adulti autistici (circa il 90%) ha portato un gruppo di ricercatori a creare “Ispectrum”, un videogioco che offre tre ambienti lavorativi differenti. Da la possibilità di fare pratica in una semplificazione della realtà che li circonda, in un ambiente protetto che può simulare un ufficio, un supermercato o un vivaio: gli stimoli ricevuti rimangono impressi, permettendo al giocatore di affinare percezione, attenzione e memoria tramite questo processo di “learning by doing”. Questi nuovi tipi di software riescono a dare una mano significativa a questi soggetti, portando a un miglioramento della comprensione, dell’espressione e dello sviluppo delle singole competenze.

 

Fonte:

https://www.idego.it/e-therapy/la-tecnologia-al-servizio-dei-bambini-con-autismo-una-sfida-da-vincere/

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